Come è possibile la codifica
olfattiva ultrarapida
ROBERTO COLONNA
NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 06 ottobre
2018.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Le
acquisizioni più recenti hanno reso evidente che l’olfatto è un senso dotato di
una capacità di elaborazione talmente rapida da non poter essere spiegata sulla
base delle nozioni neurobiologiche convenzionali. Differenze di pochi
millisecondi fra lo spike del
potenziale d’azione indotto da stimoli diversi sono impiegate dagli animali per
analizzare il loro ambiente olfattivo.
Come è
possibile questo, se i neuroni recettori dell’olfatto hanno una fisiologia
notevolmente lenta rispetto a quest’ordine di grandezza e risultano
temporalmente imprecisi alle prove sperimentali? E, più direttamente, molti
ricercatori si sono chiesti come è possibile per gli animali delle specie più
diverse risolvere le rapide dinamiche degli stimoli olfattivi e acquisire
annusando informazioni con una alta acuità temporale?
Il
problema è stato affrontato da Egea-Weiss e colleghi mediante uno studio in Drosophila melanogaster, con risultati
di notevole interesse.
(Egea-Weiss A., et al. High precision of
Spike Timing across Olfactory Receptor
Neurons allows Rapid Odor Coding in Drosophila. iScience 4: 76-83, 2018).
La provenienza degli autori è la seguente: University
of Konstanz, Department of Biology, Neurobiology, Konstanz (Germania); Institute
of Neuroinformatics, University of Zurich and ETH Zurich, Zurich (Svizzera).
Lo studio
del sistema olfattivo dei mammiferi si è rivelato di enorme interesse per le
neuroscienze, dalla genetica dei recettori dell’olfatto, con lo straordinario
lavoro di identificazione di oltre 500 geni premiato con il Nobel a Richard
Axel e Linda B. Buch, al riconoscimento del bulbo olfattivo come una delle tre
strutture in cui si verifica neurogenesi nel cervello adulto, nuove branche di
studio si sono aggiunte negli anni recenti ai tradizionali studi sulla
trasduzione del segnale generato dalle molecole odorose, o “odoranti” dall’inglese
odorant, e sulla elaborazione
corticale delle informazioni. L’esperienza di studio in seno alla nostra scuola
neuroscientifica è stata focalizzata sull’olfatto umano e su quello dei
mammiferi maggiormente impiegati nelle osservazioni sperimentali (roditori), anche in ordine alla comprensione
del mutamento filogenetico che ha portato dalla prevalenza dell’olfatto
nell’organizzazione funzionale del cervello sociale (rinencefalo delle specie macrosmatiche) a quella della vista
collegata attraverso l’integrazione trans-modale a tutti gli altri sensi nella
loro elaborazione cognitiva.
Piccole
differenze di struttura fra molecole riconosciute dai nostri recettori
olfattivi sono sufficienti per determinare odori fra loro diversi e distanti
nel nostro giudizio olfattivo. In proposito, si cita in genere il carvone, un terpenoide con formula C10H14O:
il suo L-stereoisomero dà il profumo della menta, il suo D-stereoisomero,
quello del liquore Kummel o cumino. Ma si possono avere differenze sorprendenti
nella fragranza per cambiamenti strutturali di una molecola ancora minori[1].
In breve,
nell’elaborazione della percezione olfattoria dei mammiferi si riconoscono
degli eventi iniziali che hanno luogo in un neuroepitelio specializzato con
cellule OSN, basali e di supporto; ciascuna cellula OSN, che è una cellula
bipolare, invia un prolungamento alla superficie dell’epitelio e un assone al bulbo
olfattivo, che forma sinapsi in aree specializzate dette glomeruli. Le
giunzioni sono formate sia con neuroni di proiezione che con interneuroni
locali. L’uscita principale dal bulbo è costituita da assoni delle cellule
mitrali e delle cellule a pennacchio che proiettano nelle aree olfattorie
superiori del cervello, inclusa la corteccia olfattoria. Si ricorda, poi, che i
principi di organizzazione della codifica degli odori sono stati individuati
grazie alla clonazione dei geni dei recettori delle molecole odorose.
L’insetto,
e in particolare il moscerino della frutta e dell’aceto Drosophila melanogaster, rappresenta un paradigma estremamente più
semplice, ma utile in quanto la struttura funzionale di base della rilevazione
e della risposta dei segnali chimici percepiti dalle strutture osmatiche è
altamente conservata nella filogenesi.
Egea-Weiss
e colleghi, usando registrazioni parallele dai neuroni recettori dell’olfatto
di Drosophila, hanno scoperto risposte rapide e temporalmente precise di picchi
evocati da stimoli odorosi, mai documentate in precedenza. Il tracciato
elettrofunzionale presentava latenze del primo picco, relativo all’arrivo della
molecola odorosa, inferiori a 3 ms e una SD sotto 1 ms.
Questi
dati, per quanto semplici, forniscono un nuovo limite superiore per la velocità
dell’elaborazione olfattiva e suggeriscono che il sistema olfattivo
dell’insetto potrebbe usare il preciso “tempo di picco” per la codifica
olfattoria e la computazione, cosa che potrebbe spiegare la rapida elaborazione
degli stimoli temporali da parte degli insetti quando incontrano esalazioni
odorose turbolente.
L’autore
della nota ringrazia
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla
lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono
nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella
pagina “CERCA”).
Roberto
Colonna
BM&L-06 ottobre
2018
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scientifica e culturale non-profit.
[1] Steven D. Munger, Molecular
Basis of Olfaction and Taste, in Basic
Neurochemistry (Brady, Siegel, Albers, Price), VIII edition, p. 904, AP
Elsevier, 2012.